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al testo di Luciano Tricarico
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È continuo, piegato le ginocchia mi dolgono arcuata la schiena solfeggia le note più tristi, è stanco, così tanto bramai la vittoria.
L’erba infestante germoglia nel caotico caos dei giorni confusi un bazar di idee rovinose, terra, vestita di velata saggezza celi nel ventre il fetido incesto.
L’estirpo con rabbia fra ansimi e lacrime, dita nervose stringono e tirano profonde radici, quelle resistono.
Sul capo grondante incombono nubi di greve illusione zolle brunite colmano vimini di mortale solitudine
infine a sera, la mia terra è una vergine,
la luna sorniona mi elogia, domani linda ancora sarà pronto tu sia a un’altra battaglia credi in te stesso mai subirai l’umiliante sconfitta. |
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